Secondo un’etimologia popolare il nome Rosalia sarebbe composto da rosa e lilium, rosa e giglio.

Quando si parla di Santa Rosalia, patrona di Palermo, il pensiero corre subito alla sua grotta su Monte Pellegrino. Pochi sanno invece che la Santa palermitana, prima di ritirarsi su Monte Pellegrino, dimorò da eremita per 12 anni in una grotta del bosco della Quisquina, sui monti Sicani. Ed ella è pertanto anche patrona del comune di Santo Stefano Quisquina, nell’area di Agrigento, la città della Valle dei Templi.

 

Rosa e giglio

 

Quisquina deriva dall’arabo koschin, cioè ombroso; ed ombroso lo è perché è una zona posta sul versante nord est della serra Quisquina. Un’area boschiva fitta ancor oggi di secolari querce, lecci e frassini. Quale miglior rifugio per una ragazza che sceglie la vita ascetica preferendola a quella di corte?

Rosalia Sinibaldi nasce a Palermo nel 1130 dal conte Sinibaldo Sinibaldi, Signore di Monte delle Rose e della Quisquina, membro della famiglia dei Berardi, direttamente discendente da Carlo Magno. La fanciulla vive tra gli agi della casa paterna e la ricchezza della corte di re Ruggero dove diviene damigella d’onore della regina Sibilla. A quindici anni viene promessa sposa al conte Baldovino per volere dello stesso re Ruggero. Si narra poi che il giorno prima delle nozze in seguito ad una visione la fanciulla decida di votarsi alla vita religiosa. La sua decisione fortemente contrastata in famiglia ed a corte la costringerà a cercare protezione in un monastero e poi a fuggire nel bosco della Quisquina, feudo paterno, dove rimarrà per 12 anni trovando riparo nella grotta oggi meta di pellegrinaggio. La sua presenza nella grotta è testimoniata da un’epigrafe latina (ancora oggi ben leggibile!) scritta dalla mano della Santuzza e ritrovata nel 1624 da due muratori.

Il ritrovamento avviene qualche settimana dopo del rinvenimento delle ossa della Santuzza su Monte Pellegrino. La processione di queste reliquie a Palermo, ebbe l’effetto di liberare la città dall’epidemia di peste che imperversava in tutta la Sicilia e che proprio da Palermo aveva preso avvio, portata dallo sbarco di una nave proveniente da Tunisi. Facile comprendere che gli stefanesi, da sempre a conoscenza del racconto sulla lunga permanenza della Santa nel bosco della Quisquina, si siano mossi alla ricerca della possibile grotta. Confidenti anch’essi nella liberazione dall’epidemia. Da quell’anno inizia per il paese di Santo Stefano la storia della sua devozione alla Santa.

 

Eremo S.Rosalia

 

Nel 1625 l’arcivescovo Ventimiglia di Palermo dona al paese le reliquie di Rosalia in una splendida urna di argento. Nel 1693 si fondò la congregazione di monaci devoti che abitarono un primo nucleo di ambienti di quello che ancora oggi è l’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina presso la grotta. Da allora Rosalia viene festeggiata ogni anno nella prima domenica di giugno con una processione serale dell’urna per le vie del paese. Ancor più suggestiva è la processione del martedì successivo in cui il busto argenteo viene portato in processione a cavallo, e seguito dai fedeli scalzi, per il sentiero finale che conduce alla grotta, da dove poi farà rientro nella Chiesa Madre per i festeggiamenti finali in piazza.

La visita alla grotta è molto suggestiva. Si accede attraverso uno stretto cunicolo. Alle pareti pendono vecchi e nuovi ex voto, testimonianza del ripetersi della storia e dell’immutabilità delle necessità umane.

Vi consigliamo la visita della grotta e dell’Eremo in estate. Questi luoghi sono anche inseriti nei percorsi di trekking.

Sara Chiummo

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