MUSEO ARCHEOLOGICO ” Pietro Griffo”

statua del telamone

In tempi certamente non remoti la classicità di Agrigento ispirò più volte il poeta e premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo. Una lirica dal titolo ” “Tempio di Zeus” si chiude col ricordo del gigante superstite dell’antico monumento. ” Il Telamone è qui, a due passi dall’Ade, disteso nel giardino di Zeus, e sgretola la sua pietra con pazienza di verme della aria….” Oggi quel gigante costituisce elemento di mirabile attrazione e il centro ideale attorno a cui è stato costruito il Museo Archeologico di Agrigento. Inaugurato nel 1967, il Museo sorge infatti nel cuore del complesso paesaggistico e monumentale quasi al centro dell’are dell’antica città di Agrigento, con lo sfondo della celeberrima Valle dei Templi. Oltre che per le bellezze naturali, il posto in cui è sito l’edificio è stato scelto per l’esistenza di due insigni monumenti, uno di età classica noto come l’Oratorio di Falaride e l’altro di età medievale, costituito dalla chiesa di San Nicola e da alcuni resti della annessa Abbazia. Nella maggiore delle 18 sale si osserva l’affascinante figura del Telamone. Posta in posizione verticale la scultura è l’unica rimasta pressoché completa delle 38 enormi figure di Atlanti del tempio di Giove che l’architetto aveva ideato a sorreggere, in aiuto alle colonne, l’immensa trabeazione del tempio. Composto da 26 pezzi tufacei, il Telamone dell’altezza di m. 7,61 simboleggia le forze rozze della natura dominata da Giove. Non è errato dire che il Museo, con le sue collezioni statali, civiche e diocesane di materiali archeologici, costituisce un’insieme organico e un enorme rilievo per la comprensione della città e del territorio. Si va dal materiale preistorico del II millennio avanti Cristo alla prima e media età del bronzo per pervenire alla cultura dell’età del ferro.
Tra le innumerevoli meraviglie si deve citare una scultura greco-romana “l’Efebo di Agrigento”, una figura virile nuda. E’ un kouros del 480 a.C. che simboleggia la bellezza idealizzata mascolina greca. La statua è stata rinvenuta nel tempio di Demetra ed è alta cm. 100. Un altro reperto di eccezionale interesse è il torso di marmo greco rinvenuto nella area del Tempio di Giove. Di rara bellezza stilistica, è una figura atletica che doveva essere in lotta con un’altra ora perduta. Magnifico originale di V secolo a.C., fa pensare a un personaggio della Gigantomachia che, secondo Diodoro, ornava una parte imprecisabile del lato est del grande tempio. Molto bella è la collezione preistorica che rappresenta un tentativo, ben riuscito, di organizzazione di alcuni aspetti della preistoria dell’agrigentino. Vi sono reperti della Grotta Zubbia di Palma di Montechiaro, la cui stratigrafia ha rilevato una rigorosa successione di cultura, da scarse rappresentanze di Stentinello (puro eneolitico) a Malpasso, attraverso uno spesso giacimento della cultura che le è propria .
Si osservano ceramiche Monocrome con decorazioni a linee e cerchietti incisi, oggetti d’industria litica, tra cui lame di selce, una testa di mazza di forma globulare e un frammento di vaso con rappresentazione plastica a testa umana. Si ammirano inoltre moltissimi materiali caratteristici della prima e media Età del Bronzo tra i quali vasi pertinenti alla cultura di Castelluccio. Sono vasi dalle bellissime e svariatissime forme, ravvivate da una ricca e vivace ornamentazione geometrica a colore bruno su fondi rossicci , che può ben considerarsi tra le cose più piacevoli dell’arte siciliana di tutti i tempi. Ancora, da notare una bellissima testa di Atena elmata, prodotto locale, (circa 490 a.C.), una antefissa arcaica a testa di Gorgonie policromia e un intero deposito (matrici e lucerne soprattutto) rinvenuto ai piedi di una torre nelle fortificazioni a sud – ovest del Santuario delle divinità ctonie. Altrettanto interessante è la grande collezione di anfore, crateri, coppe, unguentari e un corredo molto ricco che i Micenei offrivano ai Sicani in cambio di oggetti in metallo: asce, spade, lance e splendidi vasi di ceramica in cambio di derrate cerealicole e cavalli.

SALE
1) Antiche fonti e topografia
2) Ambiente pre-greco
3) Collezioni vascolari
4) Scultura architettonica
5) Santuari dei vari templi
6) Tempio di Zeus Olympios
7) Antico abitato
8) Epigrafia
9) Numismatica
10) Scultura greco-romana
11) Necropoli dei vari tempi
12) Preistoria nell’agrigentino
13) Preistoria nell’agrigentino
14) Provincia di Agrigento
15) Gela
16) Topografia del nisseno
17) Provincia di Caltanissetta
18) Mostre temporanee
19) Museo di II scelta
20) sala Conferenze
21) Biblioteca

LOCALITA’: Agrigento  Via Passeggiata Archeologica

Tel. 0922 401565

MEZZI DI COLLEGAMENTO

Autobus: 1 – 2 – 3

ORARIO DI APERTURA

Domenica, lunedì e festivi 9.00 – 13.30
Martedì / sabato 9.00 – 19.30

Biglietto intero € 8,00  ridotto € 4,00

Biglietto Museo + Valle dei Templi intero € 13,50

ridotto € 7,00

 

 

ANTIQUARIUM PALEOCRISTIANO E BIZANTINO “CASA PACE”

la casa pace

Camminando lungo il viale che porta ai Templi, la via sacra, quasi all’altezza del Tempio della Concordia, si giunge all’Antiquarium di Casa pace. L’antiquarium dispone di quattro sale, quasi tutte occupate, par la maggior parte, da pannelli esplicativi. La prima e la seconda sala sono dedicate ai luoghi di culto. Troviamo infatti pannelli esplicativi con piante di ipogei e disegni di diverse località (Gela, Licata, avara, canicattì, Naro e così via) che includono anche una planimetria della antica Akragas. Oltre ai pannelli si possono ammirare frammenti di transenne di marmo e di capitello provenienti dall’area della basilica urbana e un sarcofago strigliato a cassa rettangolare decorato solo sulla fronte, probabilmente prodotto a Cartagine nel V secolo d.C. Molto bello risulta anche un calco del pluteo di marmo decorato a rilievo, nel cui centro è posta una palma carica di datteri, una chiara allusione all’albero della vita. Si notano inoltre lucerne africane, lucerne dell’abitato in contrada San Nicola e una testina di marmo del IV secolo d.C. la terza e la quarta sala mostrano pannelli esplicativi delle necropoli e dell’epoca bizantina con foto, disegni e planimetrie oltre ad alcune bocchette acrome che provengono da vari ipogei. Di grandissimo interesse, l’Antiquarium è da considerarsi inscindibile dalla Valle dei Templi dato che spega al visitatore attraverso le immagini e le parole, i “girelli” della antica civiltà.

SALE

1) Luoghi di culto
2) Culto
3) Ipogei
4) Necropoli

SEDE: Agrigento Via sacra

Tel. 0922 497221

ORARIO DI APERTURA:
la lunedì a sabato: 9.00 – 13.00

INGRESSO GRUTUITO

 

ANTIQUARIUM COLLINA DEI TEMPLI “CASA BARBADORO”

la casa barbadoro

Nella prima sala l’Antiquarium accoglie riproduzioni iconografiche del XVIII e del XIX secolo. Si osservano riproduzioni della Rupe Atenea e dei Templi, con delle vedute generali dei colli sopra i quali era piantato il lato irregolare della Necropoli degli agrigentini, visti da diversi angoli di visivi. Oltre ai disegni della tipica casa greca e vedute planimetriche della Sicilia antica, del Cluverio, si notano ancora dettagli di ordine dorico (capitello, pilastro ecc..) e composizione e disegno della struttura propria di un tempio dorico. Nella seconda sala troviamo, tra le altre, una pianta del tempio di Giunone e la vista della sezione longitudinale del tempio della Concordia, compreso uno schizzo delle decorazioni interne, la ricostruzione del santuario delle divinità ctonie e piante dell’ipogeo. Dai brani sul soggiorno agrigentino di Goethe si possono cogliere le motivazioni che hanno ispirato la scelta e i contenuti di questo Antiquarium. Primo fra tutti l’eccezionalità dello insieme inscindibile dei valori strizzati e di tradizione e arte di questa 2sacra collina”. La nascita di questo Antiquarium ha dato il via, inoltre, a un’operazione di recupero del comp0lesso di architettura rurale nel suo insieme caratteristico (giardino, cortile, casa contadina) destinato ad accogliere la documentazione iconografica della collina e dei suoi monumenti, del loro restauro e dell’interpretazione da parte dei vedutisti dei secoli XVIII e XIX.

SALE

1) Iconografia
2) Piante e sezioni

LOCALITA': Agrigento Via sacra

Tel. 0922 497221

ORARIO DI APERTURA:

Da lunedì a sabato: 9.00 – 13.00

INGRESSO GRUTUITO

 

MUSEO DELLA CERAMICA “MUCEB”

sala del MUCEB
Ceramica di Burgio

L’istituzione del MUCEB, trae origine dalla volontà di salvaguardare e valorizzare una feconda attività svolta da maestranze locali e territoriali, che nel corso dei secoli si sono alternate nel rendere sempre più preziosa e apprezzata la produzione della maiolica di questo luogo.
Tutto questo grazie al lavoro ed alle ricerche effettuate negli ultimi anni, attraverso una peculiare ricerca nel campo degli antichi mestieri, nell’indagine del quartiere dei Figuli, delle antiche botteghe, delle macchine e delle fornaci per la lavorazione e la preparazione della materia. Lavoro arduo, condotto nel corso del tempo con passione e consapevolezza, costituito da intrecci, relazioni e contatti con i detentori di un’antica sapienza lavorativa da preservare e tutelare dai rischi dell’oblio.
Il progetto insiste su un modello espositivo incentrato su due direttrici principali, la direttrice storica, con i rispettivi indirizzi: indirizzo storico-artistico; indirizzo archeologico; indirizzo etno-antropologico. A questo, che è il nucleo fondante, si affianca la Direttrice mediterranea che estende lo sguardo nel tempo e nello spazio, guardando alle comuni radici dei paesi del bacino mediterraneo e alla continuità di una tradizione maanche alla sua capacità di rinnovamento attraverso nuovi spunti creativi, a Burgio come in altri centri. A tali direttrici e indirizzi corrispondono le sezioni del museo che ripercorrono storicamente in modo asciutto ed essenziale i processi di elaborazione, legati alla realizzazione dei manufatti artistici nelle varie epoche, inseguendosi ed intersecandosi all’interno di un unico percorso espositivo.

Contatti
Museo della Ceramica di Burgio
Piazza Santa Maria
ubicato presso il Complesso Monumentale di S.Maria delle Grazie
telefono 0925.64016 :: Fax 0925.65007 :: www.muceb.it

Orari di apertura
Mattina: dalle ore 10.00 alle ore 13.00
Pomeriggio: dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Lunedi chiuso


PINACOTECA PALAZZO DEI FILIPPINI

PALAZZO DEI FILIPPINI ESTERNO

L’ex Collegio di San Filippo Neri venne edificato nel 1703 su progetto dell’architetto agrigentino Simone Mancuso accanto la chiesa di S. Giuseppe; di esso si apprezza l’atrio con pozzo centrale e l’edificio a tre piani che si sviluppa lungo l’adiacente via Bac Bac.
La chiesa di S. Giuseppe nel 1656 fu affidata fino alla fine del secolo scorso alla Congregazione dei Padri Filippini; si introdusse così nella città  dei Templi il culto verso il fondatore del loro ordine, cui vollero dedicare una cappella all’interno del Santuario dove fu posta la settecentesca statua in legno di S. Filippo.Nel 1860 fu destinato a ospitare scuole superiori dedicate a Michele Foderà e realizzata a fine ottocento un scuola con gabinetti scientifici con aule di disegno. Ospitò inoltre un museo di storia naturale, un osservatorio astronomico ed una biblioteca con seimila volumi.
L’attuale piano terra dell’edificio venne invece ricavato nella seconda metà dell’ottocento, abbassando l’ingresso monumentale centrale, attraverso la rifondazione delle antiche basi in occasione del livellamento della strada maestra. La rifondazione comportò la recisione di un antico ipogeo e mise alla luce aggrottamenti e cisterne di probabile origine araba.
Oggi sede di diverse mostre permanenti e temporanee,. sono presenti quadri del Giambecchina, LoJacono, Politi e Santella.

Contatti
Ufficio per le relazioni con il pubblico del Comune di Agrigento
ex Collegio dei Filippini, piano terra
Agrigento, Piazza Pirandello
telefono 0922.596168

 

MUSEO CIVICO “S. SPIRITO”

museo civico santo spirito

La sede del Museo è in Piazza Municipio, ma per lavori di restauro è stata trasferita in una splendida costruzione del 1299, l’Abbazia di Santo Spirito, dove ancora oggi sulle pareti si possono ammirare alcuni bellissimi affreschi. Purtroppo non ci sono autobus che arrivano direttamente al museo, in quando si trova in pieno centro storico, ma vale una bella passeggiata. Bisogna infatti prendere la centralissima via Atenea e poi imboccare la via Porrello, quindi proseguire per la scalinata Salita Santo Spirito che conduce direttamente al monastero, sede del Museo. Il museo è sistemato su due piani collegati da una lunga scalinata dove trovano posto varie fotografie, non note didascaliche, che illustrano la città di Agrigento ei sui monumenti. Molte di esse documentano l’antico centro storico. Il primo piano accoglie bei vasi di facies eneolitica della cultura del Castellucciano occidentale e altri vasi provenienti da varie necropoli del territorio ad ovest di agrigento.
Esposti nelle bacheche, oltre a ceramiche di varie epoche, si possono osservare frammenti ceramici di superficie, appartenenti al Casale Arabo dello Steri. Da menzionare è il Crocifisso di marmo di splendida fattura rinvenuto in una chiesa ora distrutta. Un altro Crocifisso ligneo del 700 è posto nella Stanza della Badessa, dove si trovano anche statue di santi fra le quali quella di S. Spiridione, il protettore degli smarriti. Nell’ambiente si notano anfore grezze prevalentemente romane e alcuni busti, tra i quali quello di Zeus. Da osservare ancora le vetrine che contengono i costumi tradizionali provenienti da varie parti del monto e i vestiti delle confraternite di Agrigento. Sempre al primo piano, nell’immenso salone, vi è la sezione “Natura è Spettacolo” dove è possibile potere osservare meravigliosi esemplari di conchiglie, alcune provenienti dall’isola di Guadalupe (Oceano Pacifico) e dal mare delle Antille. La collezione comprende anche insetti di diverse famiglie provenienti da tutto il mondo e bellissime farfalle delle quali alcune molto rare come la Morpho Aega che è originaria del Brasile. Durante mostre occasionali la sezione “Natura è Spettacolo” viene spostata al piano terreno, nella stanza del refettorio, vicino alla piccola cappella che conserva uno stupendo presepe completato nel 1991. Il presepe è rifinito nei minimi particolari, contiene 8.000 tegole fatte tutte a mano e presenta statuette di Caltagirone. La struttura rappresenta un po’ quella che è la città di Agrigento. Spostandoci al secondo piano troviamo la sezione etno-antropologica dove è possibile osservare vari pezzi della civiltà contadina, antichi giocattoli, strumenti musicali e alcune suggestive copie dei templi. Accanto a questa sala vi è una sezione fotografica con migliaia di fotografie di inizio secolo contenute in album.
Qui, attraverso le foto, è possibile poter confrontare i monumenti e le chiese prima e dopo il restauro. Altro settore è quello del servizio di cartografia e toponomastica. Un cenno diamo anche alla sezione dedicata alla pittura che comprende la Pinacoteca d’Arte Antica e la Galleria Sinatra.

SALE

1) Natura è Spettacolo
2) Archeologia
3) Stanza della Badessa
4) Etno-antropologia

LOCALITA': Agrigento Via S. Spirito presso Monastero

Tel. 0922 590371 – 401450

INGRESSO GRATUITO

ORARIO DI APERTURA
Da lunedì a sabato:09.00 – 13.00
martedì: 15.30 – 18.30
giovedì: 15.30 – 18.30


CASA NATALE LUIGI PIRANDELLO

la casa natale di Luigi Pirandello

“Sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui”. E’ difficile lasciarsi prendere dalla commozione leggendo quelle che furono le ultime volontà di Pirandello. ” In una campagna di olivi saraceni affacciata agli orli di un altipiano d’argille azzurre sul mare africano, sorge la casa romita …” In questa casa, nella contrada Kaos, poco distante da Agrigento ci si sente subito immersi nell’atmosfera dei tempi passati. La casa, infatti, restaurata nel 1956, conserva ancora l’antico splendore. Il tetto è con canne a vista sorretto da travi di legno e il pavimento è stato rifatto su disegno originale dell’epoca. Nell’ampio ingresso, appesi alle pareti, si possono osservare i ritratti e le meravigliose incisioni che Bruno Caruso fece allo scrittore. Le sale conservano una serie di locandine delle commedie rappresentate a affascinanti fotografie. Negli splendidi scrittoi ottocenteschi, disposti in tutte e quattro le sale, sono conservate con cura le prime edizioni dei libri con dediche autografe e alcuni manoscritti. Si trovano inoltre l’originale della partecipazione alle nozze, il Collare di accademico d’Italia 8onorificenza datagli nel 1929) e moltissime lettere scritte da Pirandello a molti personaggi illustri. Nell’ultima sala a destra trovano posto il tavolo e le sedie dell’epoca e uno splendido portalavoro appartenuto alla mamma dello scrittore. Il museo è attrezzato con la più moderna tecnologia multimediale e mette gratuitamente a disposizione dei visitatori un videoregistratore che permette di usufruire di maggiori notizie e di osservare i dintorni della casa. Chi non potesse ancora approfondire il proprio studio può recarsi alla Biblioteca Museo Pirandello (Quadrivio Spinasanta) dove si trova tutto il materiale che riguarda il drammaturgo. La biblioteca è stata creata in occasione del cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore e forma un unicum con il Museo. Le ceneri dello scrittore sono poste in un cippo funerario sotto il pino solitario, oggi purtroppo non più integro a causa di una tromba d’aria, ma al visitatore sensibile, che sosta nella Casa Museo sembra di avvertire la presenza del grande drammaturgo agrigentino.

Sala 1 ingresso
Vi sono esposti documenti che illustrano i rapporti intrattenuti da Pirandello con editori, foto dello scrittore, quadri di Bruno Caruso; si possono ammirare inoltre due affreschi sui sovraporta, dipinti da Innocenzo Pirandello, fratello minore di Luigi.
Sala 2
In una delle bacheche, ali centro della sala, è  posto il cratere attico che contenne le ceneri di Pirandello, alle pareti le locandine teatrali delle rappresentazioni delle sue opere, il foglio manoscritto con le famosissime
“mie ultime volontà”
Sala 3
Sono esposti una rassegna fotografica che illustra alcuni momenti significativi della vita dello scrittore, l’urna di legno funeraria utilizzata per la traslazione da Roma ad Agrigento delle sue ceneri, ed inoltre, lettere ai familiari.
Sala 4
Al centro della sala, una bacheca di vetro blindata contiene il collare di Grande Accademico d’Italia ricevuto el 1929, la medaglia commemorativa del centenario Pirandelliano donata da Marta Abba. Nelle bacheche laterali si possono visionare lettere e documenti che illustrano i rapporti con Marta Abba, con V. Nardelli e altri letterati, alcuni effetti personali come la tessera ferroviaria, il portafoglio, il portamonete.

LOCALITA':
Casa Natale Luigi Pirandello
C/da Caos – Villaseta, frazione di Agrigento
telefono +39.0922.511826 ::
MEZZI DI COLLEGAMENTO

Autobus: 1 barrato

ORARIO DI APERTURA
Tutti i giorni 9,00-13,00/14,00-19,00

Note: Visita alla tomba dello scrittore dalle 9.00 ad un’ora prima del tramonto.

Biglietto di ingresso
Biglietto singolo intero : 4,00 €
Biglietto singolo ridotto: 2,00 €


ANTIQUARIUM ERACLEA MINOA

vetrina espositiva antiquarium

L’Antiquarium è situato all’interno di uno dei più grandi girelli dell’antichità, il parco Archeologico di Eraclea Minoa. Ciò che è esposto all’interno del Museo proviene per la maggior parte dagli scavi che sono stati fatti tra il 1951 e il 1964 e che hanno riportato alla luce un bellissimo teatro pressoché intatto, assai simile a quelli di Atene e Siracusa. A questo proposito ci si può ampiamente documentare attraverso i pannelli fotografici affissi alle pareti della sala dell’ antiquarium, che riportano note esplicative della zona archeologica. Si specifica come sono stati effettuati gli scavi e la loro durata, i ritrovi riguardanti la necropoli, il teatro e l’abitato, e non mancano considerazioni stratigrafiche. Dei circa duecento pezzi esposti nelle sei vetrine e nelle due bacheche, tutti di notevole impatto visivo, spicca per la sua bellezza il piccolo Pisside del gruppo di Lentini (330 – 325 a.C.). Il Pisside è intatto, ha fondo nero e vi sono disegnate due figure, una maschiele e una femminile. Molto interessanti sono anche i resti che si hanno dell’età preistorica tra i quali si possono ammirare varie ceramiche e svariati utensili. Conservati nelle due bacheche troviamo bolli di anfore ridie e locali e splendidi graffiti su ceramica. Si osservano inoltre alcuni frammenti preistorici neo-eneolitici. Attenzione particolare meritano i sei Alabastron e l’Antefissa a testa gorgonia di stile arcaistico. Ampio è il settore che riguarda le sepolture. Fra le tante si deve citare la sepoltura a incenerazione, che presenta anche il corredo, e quella a Kausis. Si osservano ancora frammenti di ceramica iberica, testine femminili in terracotta variamente databili nel corso del IV sec., una statuetta di Demetra e una Arula fittile arcaica che rappresenta una lotta di animali. Reperti, quindi, suggestivi e preziosi che fanno dell’Antiquarium di Eraclea Minoa un luogo dove è possibile ritrovare le tracce del passato dell’umanità intera.

LOCALITA’: Eraclea Minoa

Tel. 0922 846005

ORARIO DI APERTURA:
Da lunedì a sabato: dalle 9.00 a un’ora prima del tramonto


ANTIQUARIUM “BELLACERA”

sede del museo

L’ Antiquarium è stato inaugurato nell’estate del 1997 presso il palazzo baronale dei Bellacera. I lavori di consolidamento e di restauro del palazzo hanno lasciato inalterate le caratteristiche iniziali. Intatte, infatti, sono rimaste le volte a botte e a crociera, gli archi a sesto acuto e i pavimenti, i quali sono stati piastrellate con mattonelle in ceramica a disegni geometrici e floreali e a colori policromi. Di questi sono state recuperate quelle esistenti e ricostruite quelle mancanti. Il palazzo fu edificato nel sedicesimo secolo e rappresenta un elemento storico-artistico-culturale di notevole interesse, dato che, in funzione del feudo per il quale venne costruito, iniziò la nascita e lo sviluppo dell’attuale centro urbano.
L’Antiquarium è collocato nei soffitti del palazzo, tra le volte delle sale, rese accessibili da una serie di passerelle metalliche a griglia che lasciano a vista le sottostante volte. Consta di sei vetrine espositive corredate da fotografie e pannelli esplicativi, i quali descrivono 7000 anni di storia delle civiltà che hanno operato nel territorio comitinese. Troviamo, infatti, utensili litici del IV millennio a.C., ceramica castelluciana dell’età del bronzo, ceramica invetriata del periodo arabo (IX – XI d.C.). Fra i tanti reperti si possono ammirare una coppa di stile castelluciano risalente al II millennio avanti Cristo e un frammento di piatto con disegni arabeschi (secolo XII – XIII d.C.). Molto interessante è anche una macina del neolitico che risale al IV millennio a.C.

LOCALITA': Comitini  Via Umberto I^

Tel. 0922 600359

ORARIO DI APERTURA:

lunedì – sabato 09.00 – 13.00 16.00 – 20.00

INGRESSO GRUTUITO


MUSEO MINERALOGICO

minerale in esposizione

E’ l’unico museo mineralogico esistente in provincia di Agrigento ed è stato possibile crearlo grazie alla passione di una vita, cominciata fin da piccolo, del signor Cutaia. Una passione nata dalla presenza nel cominitese e in provincia di Agrigento in generale, di molte miniere e dalla grandissima manovalanza locale adibita all’estrazione dei minerali. Il museo è sito momentaneamente in una abitazione privata adiacente al palazzo Bellacera, di proprietà del Sig. Cutaia al quale appartiene la collezione. La passione dello studioso ha fatto sì che passasse tantissimi anni a raccogliere minerali e che la sua collezione non si limitasse ai soli minerali reperibili nell’agrigentino ma si allargasse anche ai minerali provenienti da ogni parte del mondo, grazie a doni, acquisti e scambi con altri hobbisti. Proprio per questa passione oggi il museo è forse uno dei più ricchi e importanti d’Italia. Esso infatti annovera minerali di provenienza locale e internazionale (Spagna, Marocco, U.S.A., Turchia, India, Sud Africa ecc..). Si possono ammirare il qurzo aurifero, l’agata, il gesso a cristalli acirculari, lo smeraldo e il diamante. Non solo l’appassionato, ma anche il profano, il semplice curioso può ammirare la bellezza dei colori e la “stranezza” dei minerali nel creare forme geometriche.

LOCALITA': Comitini  Via Umberto I^

Tel. 0922 600359

ORARIO DI APERTURA:
lunedì – sabato  09.00 – 13.00 16.00 – 20.00

INGRESSO GRUTUITO


MUSEO ORNITOLOGICO “BARONE A. MENDOLA”

squalo bianco esposizione

Il museo è sito al secondo piano della biblioteca comunale. La collezione è privata ed è stata creata dal barone A. Mendola. Questa splendita raccolta fu donata al Comune dopo la morte del barone, dalla figlia Angelina, per l’istituzione di un museo pubblico dedicato alla memoria del padre, interpretando l’intendo educativo e il piacere estetico che ispirarono il barone alla pratica del collezionalismo, a patto che fosse trasferita nel centro cittadino e che fosse fruibile da parte di tutti coloro che volessero visitarla. Oggi, entrando nel museo, ciò che attira l’attenzione da parte del visitatore sono i bellissimi animali impagliati che costituiscono il 70% dell’intera collezione. Bisogna dire che il museo di Favara, per quanto riguarda questo genere, è l’unico in provincia di Agrigento a possedere tali esemplari.
Tra gli animali si possono ammirare nibbi, cigni, sparvieri, fagiani e un’aquila di grandi dimensioni. Si osserva anche uno squaletto lungo circa 70 cm. Arricchiscono questa collezione anche alcuni molluschi, tra i quali gasteropodie lamellibranchi. Troviamo anche minerali come il zolfo e carbone e marmi grandi di diverse qualità. La vetrina è invece riservata ai vari tipi di corallo. Continuando lungo la sala si possono osservare calchi di monete antiche, strumenti astronomici, un mappamondo di fine 800, utensili africani e oggetti come archi, frecce, lance, tutti risalenti alla fine del secolo XIX e ai primi anni del XX secolo. Interessanti sono anche le vecchie edizioni dei libri, conservati al primo piano, rilegati con cura proprio dal giovane a cui il barone pagò un corso a Napoli per imparare a restaurarli (già nel 1906 il barone possedeva più di 22000 volumi).

SALE

1)Ornitologia
2) Biblioteca

LOCALITA': Favara  Piazza Cavour

Tel. 0922 34233

INGRESSO GRATUITO

ORARIO DI APERTURA:

Da lunedì a sabato 9.00 – 13.00
Martedì – giovedì 16.00 – 19.00


MUSEO ARCHEOLOGICO “BADIA”

atrio del museo Badia

Nasce nel 1971 come Antiquarium annesso alla biblioteca comunale. Oggi il museo è ospitato nel complesso che fu sede, fino alla seconda metà dell’Ottocento, di un convento cistercense sotto il titolo di S. Maria del Soccorso, noto come Badia. Del grande monastero benedettino l’antiquarium occupa parte del piano terra e il chiostro. Le sei sale espositive sono state ricavate nell’ala settentrionale e in quella orientale, mentre nell’angolo sud-orientale sono stati ricavati un laboratorio di restauro e i depositi. Uno dei reperti di maggior pregio è una statua marmorea, alta cm 86,5, della seconda metà del V secolo a.C. che rappresenta Demetra. Nella sala di ingresso trova collocazione una rappresentanza dei rinvenimenti effettuati nella stessa Badia. Si tratta di una serie di manufatti ceramici destinati agli usi del convento. Tra essi boccali e recipienti di dimensioni medio-grandi, caratterizzati da forme sagomate e baccellate, la cui datazione è intorno al XVI e XVII secolo, oltre a ceramica smaltata di diversa provenienza
Particolarmente ricco è il repertorio delle ceramiche che offre un quadro a partire dal Neolitico, questo ultimo rappresentato dalla cultura di Stentinello (ceramica incisa), dagli stili di Capri-Lipari (ceramica dipinta) e di Serra d’Alto (ceramica bigia lucidata a stecca). Molto interessanti sono anche i reperti provenienti dal Santuario greco-arcaico di contrada Mollarella-Poliscia. La collezione è composta da vasetti tardo-corinzi, da vasi locali con decorazioni geometriche, da anfore e da terracotta raffiguranti divinità o offerenti. Degna di nota è una iscrizione su pietra che riporta un decreto votato dal Senato in seguito all’incoronazione del ginnasiarca Heracleidas e a quella di 11 “Efebi”. Questa è una delle più note e studiate epigrafi della Sicilia greca datata intorno al 200 a.C. Spiccano anche frammenti di stucchi monocromi, in rosso o in nero, e policromi.

SALE

1) Montagna
2) Casalicchio
3) Marcato
4) Canticaglione
5) Madre Chiesa
6) Muculufa

LOCALITA': Licata  Via Dante

Tel. 0922 772602

INGRESSO GRATUITO

ORARIO DI APERTURA:

mercoledì: 09 – 13 / 15 – 19
sabato: 09 – 13 / 15 – 19
domenica: 09 -13 / 15 – 19


ISTITUTO CULTURALE “FEDERICO II”

conchiglie in esposizione

Inaugurato il 28 giugno del 1997, il museo ospite al primo piano dell’istituto, comprende due sezioni, una dedicata all’archeologia e l’altra dedicata alla malacologia, quest’ultima intitolata a Vanna Rotolo. Nella prima sala della sezione archeologia, L. Morricone, possiamo ammirare dei fossili marini di età compresa fra 1.760.000 e 800.000 anni fa, provenienti dalla Ciavolara – Cava del Serpente. Le vetrine contengono interessanti ciottoli scheggiati del Paleolitico Inferiore (Pebble Culture), punte, bulini e raschiatoi del Paleolitico Superiore e dei notevoli frammenti di zanne di elefante. Alcune lunghe 50 centimetri e dal diametro di circa 10 centimetri. Nella seconda sala, T. Fazello, troviamo delle bellissime anfore intatte, provenienti dagli scavi effettuati presso Montagnole di Belice, databili all’età del bronzo. La sezione dedicata all’archeologia si chiude con la sala A. Bucalo – Amico, dove sono esposte monete della serie Siculo – Punica, che vanno dal 380 al 253 a.C. e monete della zecca di Siracusa del 342 – 339 a.C. Osservando, poi, la sezione di malacologia non si può non provare un senso di meraviglia dovuto all’impatto visivo che la bellezza delle svariate conchiglie suscitano. La collezione è disposta in tre sale nelle quali vi sono dei pannelli esplicativi che spiegano ed illustrano l’importanza che hanno le conchiglie nell’economia, nell’arte, nella storia, nell’architettura, nell’industria e nella religione, non mancando importanti note biologiche. La collezione malacologia, l’unica esistente in tutto il territorio agrigentino, è stata donata dalla signora Vanna Rotolo, la quale ha impiegato circa 20 anni per mettere insieme questi splendidi reperti dai fondali di Porto Palo, altri esemplari provengono, invece, da varie parti del mondo. Alcuni sono rarissimi, come il Conus Bengalensis (esposto nella sala Claudio Ebreo), del quale ve ne sono soltanto 500 provenienti dal golfo del Bengala.

SALE

Sezione archeologica

1) L. Morricone
2) T. Fazello
3) A. Bucalo – Amico

Sezione malacologia

1) R. Tucker Abbot
2) Marchese di Monterosato
3) Claudio Ebreo

LOCALITA': Menfi  Piazza Vittorio Emanuele

Tel. 0925 75235

ORARIO DI APERTURA:

Merc. – Giov. – Ven: 10.00 – 13.00
Nart. – Giov. – Sab. – Dom. 16.00 – 21.00

INGRESSO GRATUITO


MUSEO ETNOANTROPOLOGICO “DELLA CIVILTA’ CONTADINA”

Inaugurato nel 1991, il Museo è stato realizzato presso la scuola media statale “G. Palombo” per volontà degli insegnanti. Gli oggetti esposti sono stati donati per la maggior parte dai familiari degli alunni e dagli insegnanti del paese. Il museo contiene circa 1400 reperti e si articola in tre sezioni principali: “Ambiente casalingo”, “Mondo contadino” e “Attività artigiana”. Ben ricostruito è l’ambiente domestico dove si può osservare il letto, realizzato con cavalletti di ferro, tavole in legno e materasso imbottito di fibra vegetale. La culla in ferro battuto è posta accanto al letto. Nella parete si possono osservare le immagini sacre, l’acquasantiera e le foto di famiglia. Spicca poi la classica cassapanca dove un tempo si conservava la biancheria. Di fronte alla camera da letto troviamo la cucina con tutto l’arredamento: tegami di creta, piattaia in legno e “sbriga” per impastare la farina e la madia fanno bella mostra sul piano inferiore della cucina. Nella parte superiore invece si possono ammirare i “vasceddi”, contenitori per scolare la ricotta e il formaggio, cucchiai di legno e tappabottiglie. Non mancano diverse macchine da cucire di fine secolo, una credenza con le rosoliere, gli aghi per fare la calza e alcuni esempi di macramè. Molti interessanti sono anche i ferri da stiro che sono collocati secondo la loro evoluzione. Vari sono gli oggetti che riguardano il mondo contadino, alcuni sono anche forniti da una scheda didattica che spiega cronologicamente la loro evoluzione, come nel caso dell’aratro, di cui si possono ammirare due esemplari in legno e altri in ferro. Tra gli attrezzi si possono osservare la “frasca”, utilizzata per compattare il terreno dopo l’aratura, vari modelli di falci, il ditale di canna utilizzato dai contadini per proteggere le dita dal taglio della falce durante la mietitura. Risultano caratteristici poi, gli ambienti del calzolaio, col suo banchetto e le forme di legno, del pastaio e della filatrice di lana.

ricostruzione della camera da lettoricostruzione della cucina

Visitando il museo ci si può sentire immersi e partecipi in un mondo che fa parte dei nostri avi e della nostra cultura e per questo è da considerare come qualcosa a cui rivolgersi per ritrovare le proprie radici storiche. E ci si sente più immersi e partecipi in questo mondo che ormai è lontano dal nostro mondo attuale facendosi guidare, a richiesta e gratuitamente, da nastri che spiegano quello che vediamo non solo in lingua italiana, ma anche nelle lingue inglese, francese e tedesca.

 

MUSEO ETNOANTROPOLOGICO “TERRA DI ZABUT”

Il museo etno-antropologico della terra di Zabur, l’antico nome arabo di Sambuca, fu inaugurato nel marzo del 1985 e fino al 1991, anno in cui divenne regionale, è stato ubicato nel Palazzo Panitteri, costruito tra il XV e il XVI secolo. Attualmente ha trovato una collocazione temporanea in un’abitazione di proprietà del comune nel quartiere arabo per opere di restauro di Palazzo Panitteri, ove ritornerà a fine restauro.
Il primo piano è adibito al ciclo della coltivazione, che va dalla spietratura del terreno fino ai prodotti finiti, la pasta e il pane, attraverso le loro varie fasi.
Si possono osservare attrezzi con l’aratro, la falciatrice, la zappa, oggetti che oggi le giovani generazioni sconoscono. Il secondo piano è adibito al ciclo della pastorizia, vi sono esposti tutti gli strumenti che gli antichi pstori usavano per trasformare il latte in ricotta e formaggio.

un carretto sicilianoantichi utensili da lavoro

Girovagando fra questi oggetti si ha l’impressione di trovarsi in immensi e distesi spazi aperti che richiamano alla memoria le dolci e antiche nenie. Bisogna dire che tutti i cittadini sambuchesi hanno collaborato alla salvaguardia e al recupero di quanto resta a testimonianza delle tradizionali attività, donando spontaneamente gli oggetti della cultura materiale.Con questo consistente patrimonio di attrezzi, che costituisce una tangibile testimonianza di vita rurale e paesana, vengono ricomposte non tracce, ma ampi settori del mondo dei contadini e dei pastori, in ogni dimensione tecnico – sociale – economica. Fino ad oggi i beni antropologici recuperati sono più di mille: quelli esposti sono la maggior parte, circa il 50%, mentre quelli da catalogare sono più del 20% e altri 200 pezzi circa costituiscono oggetti di riserva. Il peso culturale di questa mostra permanente risiede nei suoi contenuti e nella capacità di proporsi come strumento di conoscenza e come mezzo di stimolo per approfondire la comprensione degli esposti.
Per ottenere ciò il museo si avvale di pannelli fotografici interattivi e note esplicative che hanno lo scopo di fornire una chiave di lettura di un settore particolarmente interessante

SALE

1) Mondo contadino
2) Ambiente casalingo
3) Vita artigiana

LOCALITA': Montallegro  Piazza Nevaio presso scuola media

Tel. 0922 847092

ORARIO DI APERTURA:

da lunedì a sabato: 09.00 – 14.00
lun. – merc. – ven. 09.00 – 17.00

INGRESSO GRATUITO


ANTIQUARIUM “SAN CALOGERO”

vetrine in esposizione

L’Antiquarium sorge fuori dalla città di Sciacca (San Calogero), in cima al monte Kronio, da dove si ammira un vastissimo panorama. Nella sala di ingresso una serie di pannelli documenta le ricerche che hanno permesso di stabile come le grotte di S. Calogero furono abitate in epoca preistorica per circa tremila anni. Esse furono occupate non solo per tutto il periodo del Neolitico (V – IV millennio a.C.) ma anche nel III millennio, durante l’età del rame (o Calcolitico). Verso la fine di questo periodo, intorno al 2000 a.C., forse un fenomeno tellurico provocò improvvisamente il flusso vaporoso che si è mantenuto fino ad oggi, per cui le grotte furono abbandonate. A partire dal VI secolo a.C. i Greci presero a frequentare la zona più estesa della cavità. Lo dimostrano una serie di rinvenimenti che si osservano nell’antiquarium, Tra i reperti alcuni risalgono agli inizi del Neolitico (7.000 a.C.) e sono costituiti da vasi decorati con motivi impressi e spesso anche intagliati o incisi. Caratteristiche sono le impressioni a “unghiate” e quelle cardiati, mentre le incisioni comprendono semplici motivi geometrici a fasci di linee. Non mancano esempi di decorazioni excisa tipica dello stile del Kronio e del Capri, importata 5.500 anni fa dall’Italia meridionale. Vasi a superficie rossa monocroma con tipiche anse a rocchetto attestano la fase del tardo Neolitico e lo stile tipico di Diana. La fase del Neolitico medio è rappresentata da ceramiche importate dall’Italia peninsulare e da un idolo di pietra verde, ben levigata, che rappresenta una testa di uccello stilizzata. La figura può associarsi a un mitico uccello acquatico al quale, a sua volta, è associato un uovo cosmico che spaccandosi in due avrebbe generato il cielo e la terra. Si possono ammirare inoltre lucerne, fiaschi, globulari e alabastro corinzio.

LOCALITA': Sciacca Via Monte Kronio

Tel. 0925 28989

ORARIO DI APERTURA :

mercoledì: 09 – 13 / 15 – 19
sabato: 09 – 13 / 15 – 19
domenica: 09 – 13 / 15 – 19

INGRESSO GRATUITO


ANTIQUARIUM MONTE ADRANONE

Antiquarium di Monte Adranone

Su un’altura a poca distanza da Sambuca di Sicilia, rimangono le imponenti rovine di un centro, che visse tra l’VIII e il III sec. a.C. in un’area compresa tra l’area di influenza sicana e quella elimo-punica. Dal contatto con tali diverse culture discende la complessa fisionomia di questo sito, che grazie alla sua posizione eminente  rivestì anche un’importante valenza strategica sia nella fase più arcaica  in relazione al percorso della Selinuntia odòs, la strada che, collegando Selinunte con Akragas, consentì la penetrazione selinuntina, sia in età ellenistica, quando divenne, probabilmente, caposaldo di quel sistema di piazzeforti realizzato da Cartagine a difesa dei confini della propria eparchia in Sicilia.  Si è proposto di identificare il sito con l’Adranon menzionato da Diodoro in relazione alla prima guerra punica, che i Romani tentarono invano di espugnare: le testimonianze di frequentazione si fermano comunque al III sec. a.C.
La vasta area archeologica si estende sui terrazzamenti dell’altura  a partire dalle pendici meridionali dove era la necropoli, con diverse tipologie sepolcrali: tombe a camera ipogeica, fra cui la c.d. Tomba della Regina, riferibili alla fase di VI-V sec. a.C.  e a cassa, rivestite da blocchetti di marna databili nel IV sec. a.C. A difesa dell’abitato fu eretta a partire dal VI sec.a.C. una possente cinta muraria, che subì diverse fasi edilizie legate alla storia del centro: sono in luce i resti monumentali della Porta Sud e della Porta Nord, fiancheggiate da torrette. Ai piedi dell’Acropoli era un’area sacra con un edificio a pianta rettangolare, bipartito: la presenza di due betili svela l’appartenenza alla matrice religiosa punica. Stessa connotazione ha il tempio tripartito eretto sulla cima dell’Acropoli, con il vano centrale ipetrale, la cui pianta subisce modifiche nel corso della lunga vita del sito, pare anche in relazione all’affermarsi del culto di Baal-Hammon e di Tanit nelle zone di influenza cartaginese. A Sud in area extraurbana intorno alla metà del IV sec. a.C. venne costruito il grandioso complesso destinato a laboratori, attività artigianali e agricole. In area extra-urbana presso la Porta Sud rimangono le strutture di un piccolo santuario ellenistico dedicato a Demetra e Kore.
Il sito, noto già dalla fine dell’800, è stato indagato sistematicamente a partire dalla fine degli anni ’60, da parte del Prof. E. De Miro e della Dott.ssa G. Fiorentini per la Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento.
L’ area archeologica, demaniale, è visitabile, mentre a Sambuca di Sicilia è stato allestito l’antiquarium  “Monte Adranone”.
Per saperne di più: G.FIORENTINI, Monte Adranone. Mostra Archeologica, Agrigento 1998.

ex Monastero S. Caterina Corso, Umberto, 119 – Sambuca
Orari di apertura: tutti i giorni – ore 09.00/13.00-16.00/19.30
Tel  0925 940239 – 940246


MUSEO CIVICO “F. SCAGLIONE”

vista dello studio

Il Museo raccoglie una serie di collezioni provenienti dal fondo Scaglione. La sede del Museo è la casa della famiglia Scaglione. L’attuale edificio, che sorge nel cuore del centro storico, accanto alla Chiesa Matrice, è il risultato di una vasta operazione di ristrutturazione su due livelli. Tutti i vani sono coperti con volte quasi sempre dipinte a tempera, e i pavimenti conservano ancora delle interessanti maioliche ottocentesche. Attraverso la scala e la sala di ingresso, che conserva fotografie, cimeli, gli oggetti più intimi appartenuti alla famiglia, si accede alla stanza del “paraqua” chiamata così per la strana decorazione della volta, spazio arredato con mobili dell’artigianato siciliano del XIX e degli inizi del XX secolo, e con dipinti secenteschi, fra cui una Madonna col Bambino riferibile a Giovanni Portaluni di Licata. Qui sono esposte tele settecentesche riferibili a maestri saccenti, quali G. Tresca, M. Rossi, oltre una pittura su vetro di G. Velasco rappresentante San Girolamo; mentre tele di Francesco Manno, Giuseppe Martorana e Domenico Provenzali ampliano il panorama della pittura siciliana tra Settecento e primo Ottocento. Nella saletta attigua, accanto a mobili liberty, si ammirano i piccoli bronzi dello scultore Bentivegna. Il Museo, oltre a monete greche e romane, minerali e coralli siciliani, accoglie anche oggetti popolari della tradizione artigianale, come le casse nuziali ottocentesche tipiche della produzione di Sciacca, e come il Crocifisso in avorio ornato di madreperla e bronzo. Nello studio, dove più che in altri ambienti si respira la memoria del tempo, si possono osservare album di cartoline di inizio secolo e preziose incisioni.

SALE

1) Ingresso
2) Camerine
3) Paraqua
4) Studio

LOCALITA': Sciacca  Piazza Matrice

Tel. 0925 23089

INGRESSO GRATUITO

ORARIO DI APERTURA:

martedì: 09 – 13 / 15 – 19
giovedì: 09 – 13 / 15 – 19
venerdì: 09 – 13 / 15 – 19


CASA MUSEO “CASTELLO INCANTATO”

veduta dell'esposizione all'aperto

Il Museo sorge ai piedi del monte San Calogero, in un giardino pieno di mandorli e ulivi. Qui visse Filippo Bentivegna, colui che perse ogni contatto col mondo esterno e che, isolato tra gli ulivi mediterranei e i fichi d’india, scolpi migliaia di teste. Le teste sono catalogate secondo una successione logica e secondo una importanza dettata dai fatti e dagli avvenimenti della sua vita. Ogni testa racconta il suo dramma di uomo dalle disagiate condizioni economiche, ma, soprattutto, racconta la delusione d’amore per una ragazza conosciuta durante la sua permanenza negli USA. Tra le teste si possono ammirare quelle di coloro che Bentivegna chiamava amici, eroi popolari del ciclo della Chanson de Roland, Garibaldi, Vittorio Emanuele e Napoleone. Molto interessanti sono poi le sculture su alberi come i totem indiani (probabilmente lo scultore li vide in America) e un gruppo di teste terminanti con una specie di fallo che Bentivegna chiamava “La chiave dell’incanto”. Sebbene nessuna delle sue opere fu venduta alcune si trovano in Francia, Belgio, Australia ed altre sono custodite nel museo dell’Art brut di Losanna.

LOCALITA': Sciacca

Tel. 0925 993044 – 86247

INGRESSO GRATUITO

ORARIO DI APERTURA:

tutti i giorni: 10.30 – 13.30 /  16.00 – 19.30


MUSEO ETNOGRAFICO CASTELTERMINI

 Il museo etno-antropologico dei materiali della civiltà contadina e dei mestieri, ha origine nel mese di maggio 2011, come attività di volontariato dell’A.A.C. e della Pro Loco,  per la tutela e la conservazione della cultura popolare del passato.
Le testimonianze del lavoro della terra e dei mestieri della vita quotidiana, sono state raccolte con l’intento di non disperdere questi beni materiali, dall’incuria, dall’abbandono e dall’egoismo dell’uomo. Gli antichi mestieri, fanno ormai parte della nostra storia.
Molti di essi sono del tutto scomparsi o divenuti rari soppiantati dal progresso e dall’industrializzazione, dalla catena di montaggio e dalla tecnologia più sofisticata, dai diversi consumi, dove all’acqua fresca per dissetarsi si è sostituita la Coca-Cola.
I giovani d’oggi non hanno mai conosciuto il concia-brocche, i salinari, ipastai, gli arrotini, i carrettieri, la ” pilucchera” che si recava a pettinare le clienti casa per casa, solo per ricordare alcuni mestieri.Abbiamo ritenuto riproporre  alcuni dei più significativi mestieri di ieri diffusi nel nostro paese, perché secondo noi, anche questo passato è patrimonio di memoria da ricordare, un “come eravamo” pacatamente tinto di nostalgia o di rimpianto.
E’ doveroso che la raccolta di questi beni, che facevano parte della vita e della cultura del nostro paese, siano messi a disposizione di coloro che, hanno voglia di conoscere il proprio passato, di apprezzare a cosa devono la propria condizione di vita.
Le testimonianze del lavoro della terra e della vita quotidiana familiare , sono state contestualizzate in diverse sezioni, in appositi pannelli espositivi che descrivono tramite la lettura visiva dei materiali, delle foto degli strumenti, l’articolazione socio economico del mondo contadino, operaio minerario e  dell’artigianato.
Questa disposizione museografico ha come risultanza il seguire attentamente un percorso obbligatorio, che coinvolge l’osservatore con attenzione, a scoprire i vari materiali di un mondo passato e l’uso che ne faceva, con un linguaggio del tutto sconosciuto ai giovani.
L’inserimento della ricostruzione di un ambiente domestico, cioè dell’unica stanza ove abitava l’intera famiglia, con il braciere, la cucina in mattoni smaltati, il contadino che ara la terra con  l’aratro tirato dai buoi,  l’ingresso della miniera di zolfo cu  lu surfararu, “li iuchira di na’ vota”  che facevamo da ragazzi, rende il percorso reale, ed emozionante a ricordo del passato .
Sono presenti pezzi legati alla coltura e alla produzione del vino, testimonianze delle antiche attività di bottega, come quella del falegname, del calzolaio, dell’arrotino, caratteri in legno per la stampa tipografiche dei primi anni del novecento, ed una meravigliosa esposizione di fotografie antiche, dai primi anni del 900 agli anni 60-70 .


MUSEO DIOCESANO DI AGRIGENTO

Il Museo Diocesano di Agrigento si configura fin dalla sua prima fase progettuale, quale museo della Cattedrale e della sede vescovile medesima, poiché ne custodisce prioritariamente tutto l’arredo mobile storico. Il nuovo allestimento, accolto nelle sale del Palazzo Arcivescovile, è il punto di arrivo di un susseguirsi di “vicende” iniziate nel XVIII secolo . La collezione esposta attualmente consente di seguire la storia della Diocesi agrigentina dal XII al XIX secolo, distribuite in otto sale. Dalla sala d’ingresso, si accese alla Sala dei Materiali lapidei Medievali (sala I) con opere dal XII secolo al Quattrocento, che consentono di ricostruire il percorso devozionale fin dai primi tempi del ripristino della fede cristiana, avvenuto con la conquista di Agrigento da parte di Ruggero il Gran Conte, il 25 luglio del 1087.  Esemplare marmoreo significativo, un raro Elefantino realizzato da maestranze siciliane del XII secolo, preziosa testimonianza plastica dei beni artistici posseduti dalla Cattedrale durante l’età normanna, accanto al quale è posto l’Agnus Dei,l’Agnello vittorioso, dal nimbo crocesegnato, simbolo cristologico per eccellenza, frammento lapideo di ascendenza gerosolimitana. Segue una Gola di cisterna e la statua lignea quattrocentesca di S. Gerlando.
Sala del Trono (Sala II)
Sale adibite a Quadreria (Sale V-VI)
Sala degli argenti (sala VII)
Sala delle riunioni (sala IX)

Museo Diocesano
Indirizzo: Via Duomo 100 – 92024
Località: Agrigento Ag
Tel: 0922 490039
Fax: 0922 490011
bbccee@diocesiag.it
Servizi e orari
Biglietteria
Ingresso                              € 5,00
Gruppi                                 1 gratuità ogni10 paganti
Ridotto                                € 3,00 (6-18 anni e over 65)

Residenti diocesi                  € 1,00
Gruppi parrocchiali (p.c.)      € 1,00
Scolaresche (a studente)      € 1,00

Gratuità: Studenti delle Facoltà Beni Culturali, Architettura e Design, Accademia di Belle Arti, associati ICOM, soci AMEI, guide turistiche abilitate, giornalisti, insegnanti in servizio, portatori handicap e accompagnatori, bambini fino a 6 anni.

offerta didattica per le Scuole www.museodiocesanoag.it

Il Biglietto dà accesso alla visita del Sarcofago di Ippolito e Fedra nella Chiesa di S. Nicola alla Valle dei Templi e a tutte le mostre e percorsi di arte e fede organizzate dalla Diocesi.

Info – Gruppi – Didattica scuole
Servizio informazioni, prenotazioni e visite guidate
0922 400039 – museo@diocesiag.it

Orari
Ottobre-Marzo 10.30 – 14.30
Aprile-Settembre 10.30 – 18.30
Domenica chiuso
Apertura serale 20.00-23.00 (Luglio-Agosto Ven-Sab-Dom)