San Calogero è compatrono, accanto a San Gerlando, di Agrigento, città dei templi, amato e venerato in molti paesi della Sicilia, taumaturgo della chiesa cattolica e ortodossa.

Il suo nome deriva dal greco Καλόγερος (Kalogeros) termine composto da καλός (kalós) che significa buono e da γέρων (geron) che significa vecchio.

Con questo appellativo nella chiesa greco-ortodossa si indicavano gli anacoreti, che vivevano appartati in luoghi solitari e in ripari di fortuna. Lo stesso significato viene mantenuto ancora nel greco moderno.

Le fonti che ci riportano a questo santo sono diverse.

Una fonte agiografica, un breviario siculo-gallicano in uso tra il XI secolo e il XVI secolo, racconta che sia vissuto nel I secolo. Pellegrino a Roma, incontrò San Pietro apostolo da cui ottenne il permesso di vivere da eremita in un luogo imprecisato; dopo alcuni giorni da questo incontro ebbe l’ispirazione di evangelizzare la Sicilia. Chiesta l’autorizzazione al Papa, si recò nell’isola assieme ai compagni, Filippo, Onofrio e Archileone. Filippo si recò a Agira, Onofrio e Archileone a Sutera e Calogero andò a Lipari.

Altre fonti raccontano che sia vissuto tra il V e VI secolo.

Secondo l’innografia composta dal monaco Sergio, a soli vent’anni Calogero sarebbe fuggito dalla Tracia a causa delle persecuzioni scatenate dai monofisiti contro i fedeli al dogma, proclamato nel 451 nel concilio di Calcedonia. Arrivato in Sicilia, si trattenne per qualche tempo predicando e curando gli ammalati con le acque sulfuree dell’isola, convertendo molte persone.

Secondo la ” Vita di Calogero”, il Santo sbarcò a Lilibeo, dove Gregorio e Demetrio furono martirizzati. Temendo per la sua vita, iniziò a vagabondare per l’isola, nascondendosi in antiche necropoli e nelle numerose grotte di origine vulcaniche. Durante il suo peregrinare per paesi, predicava la sua fede, amministrava i sacramenti e assisteva gli ammalati. Ultima sua tappa furono le grotte del monte Kronio presso Sciacca, chiamato oggi anche monte San Calogero. Qui visse operando molti miracoli, guarigioni e convertendo molti abitanti alla fede cristiana, fino alla morte, sopravvenuta all’ età di 95 anni, il 18 Giugno del 561.

SAN CAlò Santuario

Tradizione agiografiche raccontano che durante la sua vecchiaia, non potendo raccogliere le erbe di cui si nutriva, si cibava solo del latte di una cerva che gli sarebbe stata mandata da Dio. Un giorno il cacciatore Siero, detto Arcadio, uccise involontariamente l’animale. Addolorato per l’accaduto, dopo quaranta giorni dalla morte del Santo, divenne suo discepolo.

Fu proprio Arcadio a dargli sepoltura in una caverna che venne trasformata in chiesetta.

Durante le invasioni saracene, le sue reliquie furono trasferite nel monastero di San Filippo di Fragalà, nel messinese, ed ancora oggi le Sacre Spoglie riposano nella Chiesa Madre del piccolo comune di Frazzanò.

Da calendario, il giorno dedicato a San Calogero è dunque il 18 Giugno, ma ad Agrigento viene festeggiato tra la prima e la seconda domenica di Luglio. Otto giorni intensi durante i quali misticismo, antiche tradizioni, leggende e profonda fede cristiana si mescolano in modo armonioso.

Anche quest’anno purtroppo, a causa delle restrizioni imposti dalla pandemia, non avrà luogo la tanto attesa processione del simulacro del Santo. Sono già pronti invece i Tammurinara che, dopo aver dato inizio alla festa come da tradizione, animeranno le strade della città con l’incessante suono delle ipnotiche Tammuriate.

Auguri ai Calogero.

 

Calogera Magro

 

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